Le linee guida sul programma e i criteri sulle candidature approvate il 7 gennaio 2018

Buongiorno a tutti! il 3 dicembre mi avete invitato a portare la mia esperienza di vent’anni di Legambiente e a raccontarvi la Green Society, i progetti di riconversione ecologica, il modo in cui difendiamo la bellezza della nostra Paese.
Quel giorno ho respirato un grande entusiasmo, mi sono sentita a casa.
Nel frattempo Pietro Grasso mi ha convinta ad impegnarmi in prima persona in Liberi e Uguali. Lui, come me e voi, è convinto che questa sia l’unica proposta politica in grado di riaccendere la speranza in un Paese stanco e arrabbiato, illuso da tante promesse infrante e impaurito da chi usa la pelle delle persone per qualche voto in più.
Da quel giorno ho sentito forte l’affetto delle tante persone che insieme a noi vogliono cambiare l’Italia: suscitiamo una grande aspettativa in centinaia di migliaia di cittadini ed abbiamo una grande responsabilità. Ce ne sono tantissimi la fuori, aspettano noi per sentirsi parte di un progetto che metta al centro la dignità delle persone.
La nostra responsabilità è quella di raggiungerli, ascoltarli, fargli conoscere le nostre proposte, convincerle a tornare a votare, e a farlo per Liberi e Uguali. Ma soprattutto noi abbiamo la responsabilità di non deluderli.
La nostra sarà una campagna elettorale fatta tra la gente. Porteremo entusiasmo e passione, raccontando l’Italia dimenticata ma anche quella che ha già trovato in sé le soluzioni per rimettersi in piedi: un’Italia fatta di cooperative, di produzioni pulite, di esperienze di accoglienza, di gestione dei beni comuni e di volontariato attivo.
Sogniamo un Paese diverso e migliore di quello che propongono i nostri avversari. Sappiamo come costruirlo. Un’Italia declinata al maschile e al femminile, senza distinzioni. Un’Italia solidale, accogliente, verde, europeista.
La nostra è una scelta chiaramente europeista ma occorre superare la dimensione intergovernativa, dare maggiore ruolo al Parlamento europeo, che elegga un vero governo dell’Europa e dei cittadini europei. Basta con

l’Europa che detta i doveri e non garantisce i diritti: Occorre una svolta nelle politiche economiche europee, una riforma dei trattati. Basta austerity. Solo così i cittadini si sentiranno europei e in una casa comune fatta di opportunità e diritti.
Per me è una grandissima emozione essere qui con voi e un grande onore aprire l’Assemblea con la quale indicheremo la strada che vogliamo intraprendere, il percorso che vogliamo seguire.
A tutti noi raccomando di continuare ad essere aperti: ci dicono che siamo un cartello elettorale, una cosa rossa, una sommatoria. Noi sappiamo quello che siamo: un laboratorio politico, un luogo aperto ai percorsi civici e progressisti che in questi mesi hanno cercato una sintesi a sinistra, una risposta ai delusi e a coloro che non hanno più voglia di votare, un antidoto potente alla deriva fascista e razzista che percorre il Paese e l’Europa.
Noi siamo resistenti e partigiani ma siamo anche resilienti e coraggiosi: lo cambieremo questo paese!
Guardiamoci intorno. Cambiamenti climatici globali, milioni di persone che fuggono dalle guerre e dalla povertà, nuove economie che rappresentano opportunità da cogliere e rischi da contrastare.
C’è bisogno di noi, c’è bisogno di politica, una politica pulita, onesta, concreta, partecipata. Siamo qui per questo.
Discuteremo delle linee programmatiche e illustreremo i criteri cui ci si dovrà attenere nelle assemblee territoriali che si svolgeranno nei prossimi giorni in tutta Italia per definire le rose dei candidati in ciascuna circoscrizione e collegio.
LINEE PROGRAMMATICHE

Il programma di Liberi e Uguali nasce dalle assemblee del 16 e 17 dicembre; quei documenti sono stati sistematizzati da un gruppo di lavoro
– che voglio ringraziare – e compongono le linee programmatiche principali, per indicare la strada, per tracciare la nostra identità.

In un’Italia in cui nessuno più scrive programmi politici e in cui le promesse elettorali sono state puntualmente tradite, noi vogliamo partire da un programma di governo credibile, attento ai conti e radicale nelle proposte, capace di liberare le energie compresse del nostro Paese al fine di ridurre drasticamente le disuguaglianze che ci stanno dilaniando.
Al centro il dettato costituzionale e un’economia che funzioni davvero per tutti, due elementi che ci impongono scelte diverse, che vadano nella chiara direzione della redistribuzione della ricchezza e del sostegno ai redditi da lavoro.
Siamo per una distribuzione più equa del carico fiscale, anche attraverso una migliore progressività dell’imposta che chieda un contributo più elevato alle persone con più redditi e patrimoni (il contrario dell’imposta piatta, flat tax), per una riforma delle aliquote Irpef che vada a beneficio di chi guadagna fino a 35mila euro all’anno, e per una lotta senza tregua all’evasione fiscale a favore di chi le tassa le paga fino all’ultimo centesimo.

Non mille leggi e progetti, riforme annunciate ed imposte senza verificarne le effettive conseguenze ma progetti che servono, scritti bene, da fare meglio. Un lavoro ben fatto. La politica che ritrova il suo ruolo di servizio a favore dei cittadini.
Scuola e ricerca: la prima cosa.

Da anni siamo collocati agli ultimi posti in Europa per investimenti nel settore. Eppure, tra mille difficoltà, la scuola ha saputo affrontare sfide enormi, come quella dell’inclusione.
Dobbiamo cambiare l’approccio alla cosiddetta “Buona scuola” e ripartire da una scuola che si fa comunità educante, che si dà l’obiettivo fondamentale di contrastare la dispersione scolastica e di creare condizioni di uguaglianza sostanziale. Una scuola ancorata ai principi costituzionali, rendendola realmente gratuita, riqualificando e ampliando il “tempo scuola”, rendendo universale la scuola dell’infanzia. Solo una scuola felice e piena di dignità può essere buona.

Chiunque, come me, abbia dei bambini sa che la scuola svolge un ruolo strategico nella vita delle famiglie. Una scuola che funzioni davvero, dove gli insegnanti siano persone fiere del loro lavoro e restituiscano ai nostri figli il meglio di loro stessi. Una scuola povera, senza mezzi, con insegnanti mortificati costruisce – al di là del valore dei singoli – una società frantumata e rancorosa in cui la lotta tra poveri inizia tra i banchi di scuola perchè non tutti possono permettersi di pagare le attività sportive, culturali, ricreative, la mensa, i materiali didattici.
La disuguaglianza e la lotta ai poveri – invece che alla povertà – in Italia te la insegnano da piccolo. Il bimbo straniero che supera tuo figlio nella graduatoria dell’asilo nido diventa tuo nemico.
Cosa c’è di buono in una scuola così?

E’ necessario riconoscere la dignità e il valore della funzione degli insegnanti, stabilizzando i precari attraverso un piano pluriennale, dando risposte a chi (vittima di un algoritmo impazzito) ha subito una mobilità inutile e dannosa, adeguando gli stipendi di docenti e personale Ata agli standard europei.
L’alternanza scuola-lavoro è da rivedere completamente, dando agli studenti strumenti per comprendere il mondo del lavoro e portarvi elementi di innovazione, spirito critico, autonomia intellettuale.
I ragazzi e le ragazze che si sono ribellati a quello che è stato loro imposto non sono sfaticati ribelli ma giustamente pretendono una proposta utile e seria. Dobbiamo ascoltarli, perché capiscono del loro futuro più di quelli che glielo scrivono.
Serve un piano per l’edilizia scolastica in linea con il progetto di conversione ecologica. Quello italiano può definirsi un patrimonio edilizio scolastico storico come ormai storici sono i problemi che lo caratterizzano: oltre il 60% degli edifici, infatti, è stato costruito prima del 1976 e spesso necessita di interventi di manutenzione urgenti. Inoltre, risulta ancora carente rispetto alle norme di sicurezza, mancando spesso l’adeguamento alla normativa sismica. Analizzando le linee di finanziamento degli ultimi quattro anni – uno dei fiore all’occhiello del programma Renzi-Gentiloni – vediamo che solo il 3,5% degli interventi ha riguardato l’adeguamento sismico delle aree a rischio (532 interventi per 15.055 edifici), con una tempistica tale da permettere il raggiungimento dell’obiettivo sicurezza in quelle aree solo tra 113 anni. Se volete traduco: i nostri figli non sono al sicuro!

Nel corso dell’ultimo decennio si è assistito al continuo sotto-finanziamento del sistema universitario e della ricerca pubblica, accompagnato dal crollo delle immatricolazioni: l’Università diventa sempre di più un club per pochi. Contestualmente, gli enti pubblici di ricerca hanno subito una razionalizzazione selvaggia, un’esplosione del precariato in spregio all’utilità strategica di molti istituti. È irrinunciabile un investimento sulla progressiva gratuità dell’accesso, sul diritto allo studio, sul superamento del numero chiuso, sulla qualità dell’insegnamento, sulla valorizzazione di professori e ricercatori, sulla valutazione seria della ricerca: strumenti strutturali per la ricostruzione di un sistema
universitario e della ricerca pubblica all’avanguardia e diffuso lungo tutta la penisola.

Il nostro grande piano verde

Nella grande transizione che abbiamo di fronte, fatta di cambiamenti climatici, robot, nuove disuguaglianze e flussi migratori, dobbiamo di nuovo rendere l’Italia un luogo di capace di anticipare e accelerare le trasformazioni.
Il settore strategico, capace di intervenire su tutte le dimensioni della transizione, è la conversione ecologica dell’economia. E’ il nostro Green New Deal, un piano coordinato di interventi che apra la strada alle potenzialità della nostra imprenditoria migliore, oggi ancora soffocata da norme inadeguate e che garantisca un forte saldo attivo sul piano occupazionale con lavoratori orgogliosi di partecipare al miglioramento del nostro mondo. Non un settore, ma la sfida enorme, assieme alle altre grandi nazioni che hanno scelto questa strada, di creare una nuova prospettiva di sviluppo sostenibile finanziando investimenti in energia pulita e rinnovabile, rigenerando le nostre città attraverso l’efficienza energetica che produce risparmi reali per tutti muovendo nella direzione di un’economia circolare che superi discariche e inceneritori e che ci porti fuori dal medioevo della gestione dei rifiuti, scartando la logica delle grandi opere per dedicarci alla riqualificazione e messa in sicurezza del territorio. Tra le leve da introdurre vi è sicuramente la razionalizzazione delle imposte sull’energia con la carbon tax.
Un piano capace di liberarci dal vincolo energetico che crea relazioni internazionali pericolose e che può consentirci di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici anche in quei luoghi del mondo dove hanno conseguenze devastanti.
Un’Italia capace di marciare senza le fonti fossili. Un’Italia che viaggia a trazione rinnovabile e grazie all’efficienza energetica. Un0Italia che
contrasta il consumo del suolo con un’azione di governo che parli anche di riqualificazione e messa in sicurezza del territorio.

Non è una chimera, ma un futuro prossimo possibile e auspicabile.

Basta partire con il piede giusto, mettere in campo un piano clima ed energia che porti nel 2030 a un paese Carbon-free.

Un piano capace di ridurre la CO2 e di creare nuova occupazione. In linea con la Strategia energetica nazionale, ma con target più ambiziosi ed obiettivi al 2030 coerenti con l’Accordo di Parigi. Uno sviluppo più spinto ma rispettoso del territorio e del paesaggio che punti sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica sia nel vettore elettrico che in quello termico, raggiungendo così risultati ben più significativi in termini di risparmio di combustibili – così si fermano le guerre del petrolio! – con un conseguente risparmio di risorse pari a 5,5 Mld di euro all’anno, oltre a un aumento dei posti di lavoro nei settori emergenti dell’energia e dell’innovazione tecnologica pari a 2,7 milioni, tra permanenti e temporanei.

Fonti rinnovabili ed efficienza energetica come chiave con cui ripensare i settori dell’edilizia, dei trasporti, dell’industria e dell’agricoltura. Per questo abbiamo bisogno di un deciso cambio di passo della politica.

L’Italia ha tutto l’interesse a essere in prima linea nella sfida della sostenibilità, con vantaggio per le imprese e per i cittadini. Grazie alle tecnologie già disponibili possiamo immaginare un futuro senza fossili.

La decarbonizzazione non è solo l’unica strada possibile per combattere i cambiamenti climatici, ma è anche una grande opportunità di modernizzazione e sviluppo del paese.

Impegnarsi per il benessere animale assieme all’ampliamento e il rilancio del sistema dei parchi e delle aree naturali protette, significa investire
nelle vere migliori risorse a tutela del nostro territorio che già oggi difendono la biodiversità e creano reddito, occupazione, vita migliore e più felice.
Un’economia civile che possa essere la leva di un cambiamento profondo per uscire dalla crisi creando valore e lavoro; costruendo un nuovo mercato ecologico, giusto e condiviso; rilanciando la partecipazione dei cittadini; promuovendo nuovi percorsi e nuovi spazi di democrazia.
Una nuova economia capace di superare l’odierna organizzazione dei mercati e la dicotomia “profit- non profit”, dunque aperta al ruolo fondamentale della cittadinanza attiva e delle imprese responsabili.

– Me la consentite una battuta sui sacchetti biodegradabili? Era un’occasione facilissima per attuare un altro passo avanti verso la salvaguardia del nostro ambiente e la consapevolezza dei cittadini. E invece, per l’incompetenza del Governo – che bastava ci lasciasse portare una retina da casa – abbiamo assistito a 3 giorni di guerriglia violenta sui social media con rabbia e accuse che rappresentano una linfa velenosa per la tenuta della comunità che siamo. Ecco, questo è un esempio delle sciocchezze che ci impegniamo ad evitare. –

Il lavoro. Quello buono.

Il ricatto della precarietà ha minato dalle fondamenta un’idea di società in cui ciascun individuo possa sentirsi realizzato, esponendo i lavoratori a un mercato sempre più feroce e portando i salari a livelli tanto bassi da essere nocivi per la stessa crescita dell’economia.
Dobbiamo cancellare il Jobs Act e la giungla di forme contrattuali precarie che alimentano il peggiore sfruttamento, introducendo come forma prevalente il contratto a tempo indeterminato, che preveda tutele crescenti articolate in tre diverse fasi del percorso di formazione e stabilizzazione del lavoratore. Un periodo di prova, della durata massima
di tre mesi, un periodo di allineamento professionale e infine, entro tre anni dall’attivazione, la fase di stabilizzazione a seguito della quale il recesso potrà avvenire solo in caso di giusta causa e giustificato motivo, con l’applicazione delle tutele piene in caso di licenziamento illegittimo. Ogni forma contrattuale precaria residuale deve essere più costosa per l’impresa rispetto al lavoro stabile. Tutto ciò consente anche la reintroduzione delle tutele eliminate dal Jobs Act.
Tutto questo, però, non fermerà la quarta rivoluzione industriale dove le intelligenze artificiali spazzeranno via interi settori professionali. Conoscere e capire le nuove frontiere e le potenzialità dell’information technology servirà a gestire questo passaggio epocale e trasformare molte delle minacce in nuove opportunità.

Ma soprattutto vogliamo creare nuovo lavoro, impegnandoci a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
E’ bello vero? Lo conoscete tutti è l’articolo tre della nostra Costituzione. Quello su cui si fonda il nostro progetto politico. Puntare al “pieno sviluppo della persona umana” è la più grande ambizione che possiamo avere. E’ così moderno, così visionario, così concreto. E’ davvero il nostro faro. –
Quelle due parole, “di fatto” ci sono perché le ha fatte inserire Teresa Mattei durante i lavori della Costituente, indicando una reale ed effettiva parità tra generi che deve realizzarsi anche nei salari.

Il welfare per tutte e per tutti

Un welfare efficace è un welfare universale. Il reddito di inclusione deve diventare uno strumento reale e concreto,
universale, di contrasto alla povertà assoluta e che supplisca alla discontinuità lavorativa.
Abbiamo bisogno di una rete capillare di servizi per l’infanzia (non bonus bebè, ma asili nido), di generalizzare il tempo pieno nella scuola dell’obbligo, di investire, a prescindere dal genere, sulla conciliazione tra lavoro e vita familiare.
Dobbiamo adottare un piano sociosanitario per la non autosufficienza incentrato sulla domiciliarietà, e definire un piano integrato d’interventi a favore delle persone con disabilità, che ne favorisca la vita indipendente.
Le politiche per la casa devono passare dall’incentivo alla proprietà a quello degli affitti a beneficio dei giovani: disponiamo di un enorme patrimonio immobiliare abbandonato sul quale investire.

La sanità. Pubblica.

Un numero crescente di persone non riesce ad avere accesso alle cure, a causa di costi sempre più elevati, liste d’attesa sempre più lunghe, mancanza di servizi di prossimità. Dobbiamo rovesciare il sistema puntando sulla prevenzione. Ossia sulla riduzione dei fattori di rischio legati all’ambiente di vita e di lavoro ma, soprattutto, sulla reale accessibilità alle analisi preventive perché solo in questo modo si possono scoprire i problemi prima che diventino gravi.
Un esame può salvare una vita ma servono soldi per poterselo permettere. Se vogliamo abbattere i costi della sanità questo è il migliore sistema per agire. – Siamo contro gli sprechi, si. Di vite umane. –

L’uguaglianza nei diritti

L’uguaglianza non ammette distinzioni, perché non parliamo di una concessione della politica, ma del riconoscimento di diritti da rendere esigibili. Abbiamo la necessità di riformare nel suo complesso il diritto di

famiglia, che deve essere declinato al plurale, parlando di “famiglie” e includendo anche quelle di fatto e ogni altra forma di legame familiare.
Il matrimonio deve essere un istituto unico, accessibile a tutte e tutti con il pieno ed eguale riconoscimento di tutti i legami affettivi, compresi quelli delle coppie LGBT, una parità dei diritti anche sul piano della genitorialità. Sono necessari progetti formativi anche scolastici, efficaci sull’educazione affettiva, sessuale e alle differenze, con un approccio critico alle relazioni di potere fra i generi. Dobbiamo introdurre misure efficaci dal punto di vista normativo per inasprire le pene e renderle efficaci per chi commette violenze con l’aggravante della discriminazione.

E’ necessaria un’azione determinata e continua di contrasto al femminicidio, alla violenza e ad ogni forma di sopraffazione. Un contrasto che passa anche da un piano straordinario per l’occupazione femminile che renda le donne libere di scegliere e fiduciose nel proprio futuro. Per fare questo abbiamo bisogno di una maggiore presenza femminile nella politica, nel mondo economico, nelle professioni.

Sulle politiche di accoglienza è aperta una faglia in tutta Europa. Dobbiamo rigettare accordi con Paesi in cui non siano garantiti i diritti umani, promuovere reali occasioni di sviluppo nei Paesi di provenienza e non permettere che si continui a depredarli.
Dobbiamo gestire le migrazioni con razionalità, abolendo la Bossi-Fini, introducendo un permesso di ricerca lavoro e meccanismi di ingresso regolari, promuovendo la nascita di un unico sistema di asilo europeo che superi il criterio del paese di primo accesso e che comprenda canali umanitari e missioni di salvataggio.
25 sono i morti nel Mediterraneo nella notte della Befana: si sommano ai 3081 del 2017
5096 del 2016
3771 del 2015
3538 del 2014

15.511 esseri umani: per questo appare tanto più odioso l’attacco indiscriminato rivolto alle Ong e in generale al mondo delle associazioni e del volontariato che in questi anni hanno garantito sicurezza e accoglienza a migliaia di disperati.

Dobbiamo costruire un sistema di accoglienza rigoroso, diffuso e integrato, sulla base del modello Sprar, superando la gestione straordinaria che troppi scandali e distorsioni ha generato in questi anni, stroncando ogni forma di speculazione.
Con la stessa forza va affermato che riconoscere la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia da genitori stranieri, o è arrivato in Italia da piccolo e ha completato almeno un ciclo di studi, non è un atto di solidarietà, ma un gesto di civiltà verso chi nei fatti è già italiano.

Con la cultura si vive

L’Italia è cultura, il made in Italy è cultura, la nostra storia e tradizioni sono cultura, la nostra quotidianità è cultura. Una valorizzazione moderna che tuteli pienamente e insieme promuova è la sfida che ci pone il nostro tempo.
Serve una strategia che abbiamo perso: riguarda le biblioteche che devono tornare ad essere centri di aggregazione e scoperta, il sistema dei musei che si devono riempire di narrazione e visitatori, il patrimonio artistico e archeologico la cui gestione faccia tesoro delle migliori iniziative che vengono dalla società introducendo pratiche di co-gestione che coinvolgano le comunità locali, che tendano a socializzare i benefici e a creare valore condiviso.
Un percorso di valorizzazione che si estenda alle periferie – anche grazie ad esperienze di cittadinanza attiva ed autorganizzata – alle zone degradate e alle aree interne del nostro Paese per nutrire un turismo di qualità che restituisce benessere, identità e bellezza a chi lo offre e a chi lo riceve.

Questo è il frutto del lavoro che tutti insieme abbiamo fatto fino a qui. Figlio di tante anime che, come mi dicevano gli amici di Pisa due giorni fa, stanno lavorando per segnare un percorso comune e aperto che guarda al futuro. Un cammino che oggi condividiamo tra di noi ma domani vogliamo lo sia con il resto dell’Italia. Questa di oggi è una tappa. Per andare avanti abbiamo bisogno della vostra partecipazione, delle vostre idee, di un onesto e appassionato confronto democratico. Discuteremo insieme e alla fine di questa Assemblea avremo delle proposte da portare in ogni piazza, in ogni casa, in ogni mente e cuore da conquistare con la bellezza e il valore del nostro impegno.

LA CAMPAGNA ELETTORALE

La nostra sarà una campagna elettorale in velocità e con pochi mezzi. Parleremo ai giovani e lo faremo sui social certo ma soprattutto andandoli ad incontrare nelle piazze e nei luoghi che riempiono la loro vita.
Lo avete visto: il nostro primo slogan lo abbiamo preso da Corbyn. Ci piaceva l’idea di collegarci ad un’esperienza che come noi stiamo provando a fare, è riuscita a innestare i valori della sinistra con nuove e moderne culture: l’ecologismo, l’economia civile, i nuovi diritti.
PER I MOLTI E NON PER I POCHI. Questo è il nostro primo slogan e parlerà del fatto che noi rispondiamo ai bisogni, ai sogni, alle aspirazioni della maggioranza del Paese. Ha ragione Piero: NOI SIAMO LA MAGGIORANZA! e allora portiamola a votare questa maggioranza e a votare per noi!
PER ESSERE TUTTE E TUTTI LIBERI ED UGUALI!!!!

CRITERI DELLE CANDIDATURE

Per ottenere questi risultati dobbiamo portare in Parlamento le donne e gli uomini migliori. Per questo vogliamo darci dei criteri e continuare quel percorso democratico che ha già preso vita sui territori.

Ai fini della più ampia partecipazione e del rinnovamento della politica, Liberi e Uguali nei giorni 8 e 9 gennaio organizza assemblee aperte ai cittadini per la selezione delle candidature al Parlamento nazionale per le elezioni politiche del 2018. Le assemblee saranno presiedute da un rappresentante per ciascun movimento fondatore e da un rappresentante del coordinamento organizzativo nazionale. Sarà compito della presidenza assicurare un regolare svolgimento dell’assemblea; compito del rappresentante, insieme alla presidenza, trasmettere le rose nominative di candidature senza indicazioni di graduatoria.

Le rose dovranno ispirarsi ai criteri generali per la formazione delle liste di Liberi e Uguali:

a. essere aperte, rappresentative dell’articolazione sociale e culturale del Paese;
b. promuovere nell’equilibrio di genere le competenze di donne e di uomini;
c. garantire il pluralismo politico e culturale che anima la formazione di LeU;
d. valorizzare il ruolo dei territori nel rispetto del carattere nazionale di LeU;

Possono essere inseriti nelle rose di candidatura le cittadine e i cittadini in possesso dei requisiti di candidabilitá previsti dalla legge e che si dichiarino elettrici e elettori di Liberi e Uguali.

Non possono essere candidati:
a. coloro che ricoprono incarichi elettivi incompatibili col mandato parlamentare, salvo limitate e motivate eccezioni;
b. coloro che hanno ricoperto la carica di parlamentare nazionale per la durata di due legislature complete, salvo un numero limitato e motivato di deroghe;

Non possono essere candidati ad ogni tipo di elezione coloro nei cui confronti, al momento della selezione delle candidature e fino all’accettazione della stessa, sia stato emesso:
per reati di mafia, terrorismo, criminalità organizzata, contro la libertà personale e individuale:
b.a. decreto che dispone il giudizio;
b.b. misura cautelare personale confermata in sede di impugnazione;
b.c. misure di prevenzione personali o patrimoniali, ancorché non definitive, previste dal Codice antimafia;
b.d. sentenza di condanna, ancorché non definitiva, o di applicazione della pena su richiesta delle parti ai sensi dell’art. 444 C.P.P.

– per delitti per cui sia previsto l’arresto obbligatorio in flagranza; delitti contro l’incolumità pubblica Capo I e II; delitti
contro l’ambiente; delitti contro la libertà sessuale; peculato, concussione, corruzione in tutte le forme previste:
b.d.a. sentenza di condanna, ancorché non definitiva, o di applicazione della pena su richiesta delle parti ai sensi dell’art. 444 C.P.P.

Le condizioni ostative alla candidatura vengono meno in caso di sentenza di proscioglimento o di intervenuta riabilitazione. Ove tali condizioni dovessero sopravvenire, gli eletti si impegnano a rassegnare le dimissioni.

Verrà istituito un Comitato di Garanzia che valuterà gli elementi di cui sopra e si esprimerà sui casi controversi e non previsti dai precedenti commi, per valutare, sulla base di fatti, circostanze e comportamenti, l’ammissione della candidatura nelle liste di Liberi e Uguali.

All’atto della presentazione della documentazione per la candidatura si dovrà sottoscrivere un’autocertificazione sulla propria posizione rispetto ad eventuali precedenti o pendenze penali, per la valutazione del Comitato sulla gravità o tenuità del fatto e del danno.

Nel comporre le liste, per perseguire quanto previsto nel primo capoverso, si metteranno in atto un numero limitato di pluricandidature.
Le liste saranno approvate dalla presidenza dell’assemblea entro il 22 gennaio, tenendo conto delle rose di candidature emerse dalle assemblee regionali di Liberi e Uguali.

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